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Tu sei per me una creatura triste

  • Immagine del redattore: Fabio Lillo Girolamo
    Fabio Lillo Girolamo
  • 29 nov 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

"Tu sei per me una creatura triste, un fiore labile di poesia, che, nell’istante stesso che lo godo e tento inebriarmene, sento fuggire lontano tanto lontano, per la miseria dell’anima mia, la mia miseria triste.

Quando ti stringo pazzamente al cuore e ti suggo la bocca, a lungo, senza posa, sono triste, bambina, perché sento il mio cuore tanto stanco di amarti cosí male. Tu mi dài la tua bocca e insieme ci sforziamo di godere il nostro amore che sarà mai lieto perché l’anima in noi è troppo stanca dei sogni già sognati. Ma sono io sono io il vile, e tu sei tanto in alto che, quando penso a te, non mi resta che struggermi d’amore per quel poco di gioia che mi dài, non so se per capriccio o per pietà. La tua bellezza è una bellezza triste quale avrei mai osato di sognare, ma, come tu mi hai detto, è solo un sogno. Quando ti parlo le cose piú dolci e ti stringo al mio cuore e tu non pensi a me, hai ragione, bambina: io sono triste triste e tanto vile. Ecco, tu sei per me null’altro che una fragile illusione dai grandi occhi di sogno, che per un’ora mi si stringe al cuore e mi ricolma tutto di cose dolci, piene di rimpianto. Cosí mi accade quando stancamente mi struggo a infondere nei versi lievi un mio spasimo triste. Un fiore labile di poesia, nulla di piú, mio amore. Ma tu non sai, bambina, e mai saprai ciò che mi fa soffrire. Continuerò, piccolo fiore biondo, che hai già tanto sofferto nella vita, a contemplarti il viso che ti piange anche quando sorride – oh la dolcezza triste del tuo viso! non saprai mai, bambina – continuerò a adorare accanto a te le tue piccole membra melodiose che han la dolcezza della primavera e son tanto struggenti e profumate che io quasi impazzisco al pensiero che un altro le amerà stringendole al suo corpo. Continuerò a adorarti, e a baciarti e a soffrire, finché tu un giorno mi dirai che tutto dovrà essere finito. E allora tu non sarai piú lontana e non mi sentirò piú stanco il cuore, ma urlerò dal dolore e ribacerò in sogno e mi stringerò al petto l’illusione svanita. E scriverò per te, per il tuo ricordo straziante pochi versi dolenti che tu non leggerai piú. Ma a me staranno atroci inchiodati nel cuore per sempre."


Cesare Pavese.

 
 
 

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